Te piace ‘o presebbio? Arte, Religione e Tradizione nel Presepe Napoletano del ‘700

Il presepe napoletano del ‘700 rappresenta una delle più straordinarie espressioni dell’arte e della cultura partenopea, un intreccio di storia, religione e tradizione popolare che continua a incantare generazioni. Ma qual è l’origine di questa tradizione e come si è evoluta nel tempo?

Le origini del presepe napoletano

Le radici del presepe affondano nel XIII secolo, con la rappresentazione della Natività ideata da San Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223. Tuttavia, è a Napoli che il presepe assume una forma artistica unica e peculiare, raggiungendo il suo apice nel XVIII secolo, durante il regno di Carlo III di Borbone.

In questo periodo, il presepe si arricchisce di dettagli e scenografie che vanno oltre il semplice racconto biblico, diventando una sorta di microcosmo della società napoletana. I pastori, i venditori, i nobili, e persino i personaggi marginali della vita quotidiana vengono rappresentati con straordinaria maestria. Ogni figura è realizzata con materiali pregiati come terracotta, legno e stoffe ricamate a mano, trasformando il presepe in una vera e propria opera d’arte.

Simbolismo e tradizione

Il presepe napoletano non è solo una rappresentazione della Natività, ma è anche un’allegoria della vita. Ogni elemento è carico di simbolismo: il pastore dormiente Benino, il cui sogno rappresenta il presepe stesso e la sua magia; il mercato, con la sua frenesia, che simboleggia il mondo profano; mentre il fiume e il ponte richiamano il passaggio dalla vita alla morte.

Un elemento fondamentale è l’ambientazione, che riproduce fedelmente scorci della Napoli dell’epoca, con le sue strade, botteghe e case popolari. Questo legame con la città rende il presepe napoletano unico, un ponte tra il sacro e il profano, tra la religione e la vita quotidiana.

Eduardo De Filippo e il presepe

Nella celebre commedia “Natale in Casa Cupiello” (andata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli il 25 dicembre 1931), Eduardo De Filippo celebra e ironizza sul significato del presepe nella cultura napoletana. La famosa battuta “Te piace ‘o presebbio?”, pronunciata da Luca Cupiello a suo figlio Tommasino, detto Nennillo, incarna l’amore viscerale per questa tradizione, ma anche l’incomprensione e il distacco delle nuove generazioni.

Luca Cupiello dedica anima e corpo alla costruzione del presepe, vedendolo come un simbolo di unità familiare e di valori autentici. Tuttavia, questo impegno è spesso motivo di conflitto e ironia all’interno della famiglia, riflettendo le tensioni tra passato e presente, tra tradizione e modernità. Eduardo, con la sua genialità, riesce a trasformare il presepe in una metafora della vita stessa, con tutte le sue fragilità e contraddizioni.

Un’arte che vive ancora oggi

Nonostante i cambiamenti dei tempi (e i numerosi tentativi di storpiatura), il presepe napoletano continua a essere un elemento centrale delle festività natalizie. Le botteghe di San Gregorio Armeno, celebre strada nel cuore di Napoli, mantengono viva questa tradizione, creando pastori e scenografie che uniscono innovazione e rispetto per l’antico.

Il presepe napoletano non è solo un simbolo religioso, ma anche un patrimonio culturale e artistico che racconta la storia di un popolo, le sue speranze, le sue contraddizioni e la sua inesauribile creatività. E allora, te piace ‘o presebbio?

In copertina: particolare del presepe napoletano allestito all’ingresso del Chiostro del Monastero di Santa Chiara, Napoli

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