Ogni progetto artistico che mi trovo a curare nasce da un incontro, un’intuizione, una vibrazione condivisa. La mostra Fuori Gioco di Rossella Mitrione è tutto questo, e molto di più: è un racconto poetico e profondo sul nostro rapporto con il tempo, con gli oggetti, con la bellezza nascosta nell’imperfezione.
Il concept dell’esposizione, nato da un dialogo continuo tra me e l’artista, parte dunque da una riflessione ben precisa che riguarda il tempo. Tutti noi viviamo, infatti, in un’epoca che corre veloce, troppo veloce. E ci ritroviamo spesso incapaci di guardarci intorno, concentrati su un unico punto davanti a noi, come cavalli con i paraocchi. Questo ritmo frenetico ci priva, tuttavia, di una prospettiva laterale, facendoci perdere di vista cose e persone che scivolano fuori fuoco, e diventando “fuori gioco”. La ricerca di Rossella Mitrione, che da qualche anno ha intrapreso un dialogo intimo e sincero con cose che la richiamano quasi parlandole, va così in questa direzione, verso oggetti che sembrano chiedere di essere visti, ricordati, valorizzati.
Le fotografie esposte in questa mostra (a Roma dal 23 novembre al 6 dicembre 2024 presso la Fondazione Kattinis) non sono state scattate con una macchina fotografica tradizionale bensì con il telefono cellulare, lo strumento che più rappresenta il nostro vivere veloce e spesso superficiale. Ed è qui che si compie la quadratura del cerchio: il cellulare, simbolo della nostra fretta e distrazione, diventa il medium attraverso il quale il tempo si ferma, si concentra, dona nuovamente significato e dignità estetica e artistica a ciò che sembrava perduto.
Queste immagini non celebrano solo gli oggetti, ma anche la loro imperfezione: un dettaglio fuori posto, una sfocatura, una luce inattesa. Sono fotografie che raccontano una bellezza diversa, autentica, che somiglia alla vita, con le sue crepe, le sue incertezze, le sue contraddizioni.
Ogni scatto di Rossella Mitrione porta, inoltre, con sé un messaggio sociale profondo:
- La chiave, simbolo dell’incertezza verso un futuro che dobbiamo ancora aprire o sperimentare.
- L’ombrello solitario, che racconta la paura della solitudine e dell’abbandono.
- La tegola, che riflette le imperfezioni fisiche e la necessità di accettazione di sé.
- I due telefoni senza voce, che ci mettono sotto gli occhi la comunicazione continuamente interrotta dei nostri tempi.
- La camomilla, metafora della nostra insonnia e del bisogno di sognare.
- La panchina metà blu e metà dorata, che incarna lo yin e lo yang, le nostre luci e ombre interiori…
È un universo che si svela a poco a poco, un mosaico di emozioni, significati e riflessioni che ci invita a rivedere la nostra socialità, la nostra connessione con ciò che ci circonda.
Questa mostra è, in conclusione, una celebrazione dell’imperfezione e della riscoperta, una sfida a guardare il mondo con occhi nuovi, più attenti, più gentili. E, in questo senso, rappresenta anche un invito: a rallentare, fermarsi, osservare. Perché ciò che rischia di andare “fuori gioco” ha ancora tanto da dirci, se solo scegliamo di ascoltare.