VISITA ALLA ALTE PINAKOTHEK DI MONACO DI BAVIERA – 17 AGOSTO 2024

Un posto magico, uno dei musei più importanti del mondo quanto a pittura classica, per numero di opere contenute (oltre 700) e presentate al pubblico. Un’atmosfera che riporta indietro, molto indietro nel tempo, ma che è anche estremamente in sintonia con la contemporaneità.

È la Alte Pinakothek di Monaco, in Baviera, a destare meraviglia negli occhi di chi percorre per la prima volta lo scalone di ingresso dopo aver attraversato un elegante parco urbano, elemento tipico dei siti culturali e artistici dell’Europa centro-settentrionale.

Nelle sale amplissime e cariche di opere, tutto è caleidoscopio di colori sapientemente miscelati e stesi sulla tela o sulla tavola dalle sapienti mani di artisti vissuti tra il 1300 e il 1700.

Vasta è la scelta (perché, a dire il vero, sarebbe meglio visitare il museo in più volte, scegliendo ogni volta una sezione o un paio di sale, al fine di evitare una eventuale sindrome di Stendhal!), e ci si perde davanti all’intensità di un Tiziano, alla dolcezza di un Raffaello, alla perfezione di un Leonardo o alla passionalità di un Rubens. Accanto a questi tanti giganti dell’arte, uno stuolo di artisti che potrebbero apparire “minori” ma che tali, in realtà, non sono affatto. Michael Pacher, Matthias Grünewald, Albrecht Altdorfer brillano, infatti, attraverso le loro opere, non in contrapposizione ma in totale armonia con i nomi più illustri e blasonati della pittura europea, ed è davvero un belvedere.

Viene quasi da dire che, in occasione di una visita alla Alte Pinakothek, diventa più facile utilizzare la sinestesia e collegare ai cinque sensi, in modo del tutto privo di filtri, le meraviglie affisse alle pareti. Quadri da toccare nelle stoffe preziose dei manti regali, da assaporare nelle nature morte, da annusare nelle composizioni floreali e, soprattutto, da ascoltare nelle voci suadenti delle dame settecentesche che si incipriano in attesa di un incontro galante. Un invito alla vita nella sua interezza, e un appello alla fantasia debordante della creazione.

UN PO’ DI STORIA – La nascita della collezione risale al XVI secolo e alla precisa volontà di Wilhelm IV di collezionare arte. È, però nel XIX secolo, e precisamente nel 1836, che viene inaugurata la pinacoteca, da Ludwig I. Il museo sorge su progetto di Leo von Klenze, e rimane inalterato fino alla fine del secondo conflitto mondiale, quando interverrà l’architetto Hans Döllgast col restauro di alcune parti danneggiate dalle bombe, attuando una scelta stilistica di grande impatto emotivo: le porzioni lesionate saranno infatti ricostruite con dei mattoni senza intonaco, a mostrare la ferita perpetua.

Le tre opere imperdibili

Tutte estremamente interessanti sono le opere in mostra permanente alla Alte Pinakothek, ma le tre che valgono da sole il biglietto, la visita e il viaggio intero sono le seguenti:

“Autoritratto con pelliccia” (1500) di Albrecht Dürer (1471 – 1528), 49×67 cm, olio su tavola

Durer Selbstbildnis im Pelzrock Alte Pinakothek

È il quadro più famoso della Galleria, e merita senz’altro di esserlo. Ritrae un giovane Dürer (all’epoca ventottenne) in vesti regali e rassomigliante, nel contempo, a un Cristo. Come a dire di avere la consapevolezza di essere stato investito della sua missione di artista sulla Terra direttamente dall’Alto. La perfezione è in ogni dettaglio, compresa la fluente capigliatura, che viene voglia di toccare (vedasi la Sinestesia di cui sopra).

“La Caduta dei Dannati all’Inferno” (1628) di Peter Paul Rubens (1577-1640), 250×300 cm, olio su tela

In questa straordinaria opera dalle mastodontiche dimensioni, Rubens comunica allo spettatore tutto lo sfolgorante orrore del destino che spetta ai dannati, secondo il Vangelo di Matteo. Le anime dolenti, punite in eterno, subiscono il supplizio inferto dall’alto e dal basso, con San Michele Arcangelo in capo e un impressionante drago dalle sette teste in coda. Un fuoco d’artificio che inchioda letteralmente alla visione per qualche minuto, senza la possibilità di distoglierne lo sguardo.

La caduta dei dannati allInferno

“Madame de Pompadour” (1756) di François Boucher (1703-1770), 210×157 cm, olio su tela

Madame de Pompadour

La Favorita per eccellenza, Jeanne-Antoinette Poisson, amante ufficiale del re di Francia Louis XV, appare in questa stupenda tela del primo pittore di Corte Boucher in tutta la sua eleganza e raffinatezza, mista a una narrazione puntuale dello stile di abbigliamento tipico dell’epoca. Lo sguardo di Madame de Pompadour è quasi un invito a comprendere quanto duplice possa essere l’animo umano: da una parte il sogno e la rarefazione dello stimolo intellettuale, dall’altro una realtà ben concreta e il potere dell’intelligenza muliebre. Chapeau alla modella e all’artista!

Condividi su:

Lascia un Commento